Buon Soledì!
Sto per iniziare questo viaggio nell’arte e voglio partire dal principio.
Per trovare un momento che segni il principio nella vita individuale e collettiva, guarderò quando come esseri umani abbiamo iniziato a giocare con i materiali fino a creare cose che ci aiutassero a vivere meglio.
Provo ad immaginare i tentativi dei nostri progenitori, antenate e antenati, quando hanno finalmente liberato le mani, dando ad esse un’abilità e una specializzazione diversa rispetto all’altra coppia di arti, adibiti a muoversi e spostarsi.
Non era soltanto una costrizione fisica, la mente si è liberata nell’orizzonte delle nuove possibilità.
Cosa avranno prodotto i primi esseri antropomorfi? Quali erano i contesti ed i bisogni che ispiravano le idee? Quali cose non hanno attecchito nelle loro abitudini o non sono sopravvissute all’usura del tempo?
L’elemento che resiste più a lungo è la pietra, lithos, e proprio dall’età più antica, il Paleolitico, ci giungono le pietre scheggiate, chiamate anche amigdale o bifacciali… le prime tracce ritrovate dell’attività umana.
Sono state rinvenute in varie parti del pianeta e credo sia venuto naturale all’essere umano raccogliere pietre, affilate o facilmente impugnabili, per tagliare, battere, raschiare, perforare, schiacciare, levigare,…
Successivamente a questi strumenti sono state apportate delle modifiche che ne hanno specializzato l’uso: per reperire cibo, nella costruzione di ripari, come difesa o attacco, nella lavorazione di altri materiali e per creare altri oggetti.
Le azioni praticate per rendere una semplice pietra sempre più adatta al suo scopo saranno state diverse: sulla ricerca della pietra migliore, nella progettazione della forma, nella scelta del percussore, nelle angolazioni di battuta, nel rendere queste operazioni sicure per chi le eseguiva.
Immagino la forza e l’intenzione che agiscono insieme sulla materia creando un processo unico di generazione della forma… una morfogenesi.
L’artefice aveva già in mente la forma finale?
Da tentativi casuali, si è strutturato un processo di esecuzione che è l’antenato di tutte le arti e i mestieri. I primi artigiani sono entrati nei processi, si sono coinvolti con i materiali, i quali sono stati trasformati insieme ai loro artefici.
Il lavoro dell’artigiano oggi è fatto di saperi trasmessi ma è, come allora, partecipare con la natura dei materiali: ad ogni gesto che l’artigiano compie, la materia risponde a seconda delle sue qualità.
Azioni concatenate in un unico gesto, un unico agire.
Così sono nati i primi oggetti creati dall’essere umano: una sinestesia di estetica, funzione e gesto. Forse è proprio questa naturalezza e autenticità dell’agire che fa trovare copie simili in tutto il mondo.
Possono essere considerati oggetti artistici? Cos’è l’arte se non il fluire con le nostre sensazioni? Sentire la materia e trasformarci insieme ad essa? Imparare dai gesti, osservare, modificare e continuare finché non ci sentiamo di essere arrivati vicini a quello che vogliamo realizzare?
In queste foto vi mostro dei tentativi di realizzazione di questi antichi oggetti in selce.
Tolti dal loro tempo e dal loro uso, diventano testimonianza di azioni archetipiche, oggetti simbolo delle origini, forme di artigianato che anticipano l’arte come concetto espressivo, avvicinandoci ai gesti di creazione che il nostro corpo naturalmente ci insegna.
Ringrazio Massimo Massussi per avermi introdotto a questi gesti e Mimmo del Gargano per avermi fornito i primi esempi e la materia prima su cui lavorare… grazie alla loro competenza e passione.
Lettura consigliata: Tim Ingold, Making, 2013
Disegni, foto e oggetti di Daniela Bordoni