Anche questa volta sono in viaggio…
Scrivo mentre con la mia famiglia, il nostro lupo e il camper sto percorrendo chilometri lungo la costa a sud della penisola italica, una lingua di terra bagnata dal mar Tirreno.
Partiti da Roma, discesi nel promontorio sacro a Circe e poi nella città partenopea, arrivando in Cilento, tra le scogliere di Palinuro fino alla costa lucana di Maratea per giungere in Calabria, tra le spiagge comprese tra Cirella, Diamante e Reggio Calabria e attraversare lo stretto con destinazione Sicilia, fino alla punta più estrema in direzione dell’Equatore.
Sono stati luoghi di approdo, di scambi commerciali o saccheggi… lo si vede dalle torrette di avvistamento che cadenzano il nostro tragitto e che aiutavano gli abitanti di queste terre a custodire meglio le loro risorse e a comunicare attraverso questi punti di contatto.
L’acqua è l’elemento per eccellenza della comunicazione.
E’ tra terra e cielo, anzi è ovunque: penetra nella terra e sale nel cielo.
Riflette i colori, trasmette vibrazioni e suoni con cui gli animali marini comunicano, agevola i movimenti, attraversa gli stati della materia con naturalezza, mescola sostanze differenti, permette la vita agli esseri viventi. Per questo è stata scelta come vicinanza ideale per costruire villaggi e città, sia fiume o sia mare.
L’acqua è veicolo di molte cose.
Molte volte la corrente trascina con sé l’inciviltà umana.
L’abbandono sconsiderato dei rifiuti porta ad una trasformazione del paesaggio e della natura e con sè alla morte di alcune specie viventi.
Non è quindi solo un fatto di estetica:
la plastica distrugge gli ecosistemi senza che essi possano difendersene.
Mi capita di vederla nell’acqua, nell’andirivieni sulla battigia, tra la sabbia.
Prima mi piaceva raccogliere conchiglie e sassolini … ora, anziché prendere questi piccoli tesori, preferisco liberare da ciò che altri lasciano senza riflettere. Sono elementi che non si distruggono facilmente ma che impiegano molti anni a sparire e in questo tempo creano diversi problemi all’ambiente e di conseguenza anche a noi.
Dieci anni fa iniziai ad osservare dei bastoncini di plastica colorati che si erano conficcati nella sabbia: erano cotton fioc presumibilmente gettati nei wc e arrivati al mare attraverso gli scarichi fognari. Non capisco perché si pensi che il water sia una forma diversa di pattumiera in cui gettare rifiuti vari tra cui plastiche come filtri di sigarette, assorbenti, packaging di diversi prodotti e anche cotton fioc.
Iniziai a raccoglierli appena li ho notati, mentre allattavo in spiaggia mia figlia che ora ha 11 anni e negli anni, me ne riportavo a casa sempre una manciata.
Sono arrivata ad averne una notevole quantità che ho conservato e che continuo inesorabilmente ad arricchire.
Sono di diverso colore, tutti della stessa forma.
Come posso riutilizzarli? Cosa posso farne?
Il bello dell’arte è la magia della trasformazione.
L’artista è come un alchimista che da elementi semplici o materiali poveri riesce a compiere una trasformazione, solo con il potere dell’immaginazione e l’abilità delle sue mani.
Li ho divisi per colore, utilizzandoli come una tavolozza.
I colori erano quelli della luce nei vari momenti della giornata… forse quella della tramonto che sembra conservarli tutti.
Ho così cercato di restituire un po’ della bellezza che avevano involontariamente deturpato.
I cotton fioc sono stati incollati su di una tavola di legno come tessere di un mosaico, come fili di una tessitura, come pennellate di un artista impressionista.
Allontanandomi poi dalla superficie totalmente ricoperta dai bastoncini colorati, ho potuto constatare la trasformazione.
L’arte trasforma e dà bellezza alla vita.
Come dal fango nasce il loto, l’arte sana porta ad essere il meglio di se stessi.
Come artesana, cerco di farlo ogni volta.
Buon soledì a tutte e tutti!
Attività consigliata: osservate intorno a voi e sentitevi alchimisti… cosa trasformereste da brutto a bello? Uno scarto in una risorsa? Una sofferenza in una consapevolezza? Un rumore in un canto? Un egoismo in un dono?
Ascolto consigliato: Guts, Want it Back (2014) feat. Patrice & The Studio School Voices NYC
Foto e opera di Daniela Bordoni
Grazie Dani, mi commuovi, nel senso letterale del termine. mi muovi con te, lungo le strade e nelle pratiche belle che condividi.
Grazie Daniela, per la tua creativita’ positiva a servizio della vita. Cogliero’ il tuo suggerimento di trasformare il brutto in bello, un rumore…in un canto..al prossimo soledi
Grazie Daniela, è meraviglioso leggerti ancor più la trasformazione alchemica delle cose brutte che decorano purtroppo le spiagge.. Io non so da quanto raccolgo sempre cicche e tappi di bottiglia e poi li butto. Proverò a lasciarmi ispirare per tirarne fuori qualcosa di bello, ogni consiglio è ben accetto.. 😉
Un caro abbraccio a tutti voi. Rosanna
Ciao Daniela, averti conosciuta è un grande arricchimento, una grande ispirazione. Sei una poetessa della vita, e questo si sente anche dalle parole che esprimi, oltre che dalle tue opere.
E’ una sorpresa trovare un messaggio così chiaro nella confusione della vita che porta spesso ad abbandonare anche le cose belle.. purtroppo avevo lasciato il blog da più di un anno, cercando di fare nuovamente esperienze da raccontare. Sono pronta a ricominciare…Grazie!!!