Buon soledì a tutte e tutti!
Ripartiamo dai legami, non solo quelli che scegliamo o che ci capita di trovare lungo il viaggio della vita. Parlo invece di quelli nascosti, quei fili invisibili che non sappiamo esistano. Ce ne sono alcuni di cui ne escludiamo l’esistenza o altri che ignoriamo completamente le caratteristiche.
Pensare altro di diverso da noi, nel modo di essere, di apparire, di porsi, di parlare, di dare significato alle cose della vita, insomma, di cultura differente, è solo un principio di consapevolezza.
Queste esistenze ci sono a prescindere da noi che le consideriamo; esprimono il loro modo di essere, come noi. Ognuno nel proprio mondo.
Carboncino su tavola, 80×80 cm
Quanto sono distanti questi mondi?
Davvero siamo così lontani?
Forse sì, se penso agli elementi culturali utilizzati come il cibo, il modo di vestire, la casa, l’artigianato… e soprattutto nel modo di concepire il mondo e di dare senso alla vita, ovvero nella struttura che regola i pensieri, sogni, aspettative, emozioni.
Nello spazio che intercorre tra se stessi (io) e altri diversi da me (loro), esiste un luogo comune, di condivisione con i miei simili (noi).
Questo concetto è rigido oppure crea i sui confini a seconda delle personali concezioni o contrapposizioni dettate da necessità contingenti e circoscritte?
Acrilico su tela, 70×50 cm
Se provo a dare una risposta sincera, sento che ogni definizione è soggettiva e arbitraria. Inoltre ci limita verso nuovi intrecci, mescolanze ed evoluzioni.
Vivere la vita degli altri, compartecipando alle loro vicissitudini, abitudini e solitudini, ci farebbe scoprire che forse non siamo così diversi.. forse perché abbiamo gli stessi umani bisogni. Allo stesso tempo, noteremo tante risposte differenti per ogni necessità che ci permetterebbero di considerare le nostre azioni meno scontate e di aprire l’immaginario verso nuove scelte.
Il nostro modo di comportarci influisce sugli altri, in modo diretto o indiretto: ogni azione crea un susseguirsi di eventi in un continuum senza fine.
Ha ancora senso parlare di identità se ci si riferisce al vissuto di una collettività universale?
Credo sia il nostro bisogno di ordinare e classificare che ha portato a dare un nome a ogni cosa, un tempo esatto, una coordinata precisa, un valore su una scala culturale.
Ci dimentichiamo però che sono solo strumenti cognitivi e non la realtà delle cose. Sono numeri, nomi, parole non l’essenza di questi.
Per la mia percezione, siamo concatenati in un gioco di pieni e di vuoti che bilanciano e compensano le cause e gli effetti. Non vedo singole azioni ma punti di incontro, non distinguo le individualità ma fondo gli sguardi.
Così ho immaginato il nostro modo di essere:
un modulo unico vivente.
Acrilico su tavola, 117×78 cm
Questo sarebbe un raggiungimento di coscienza che nella pratica si scontra con le individualità, con una società fatta a strati sovrapposti, di abusi e violenze atte a garantire potere e privilegi pagati dalla vita di altri.
Le identità diventano quindi un imperativo per non soccombere.
Ci si allea con chi è vicino nella lotta per essere sostenuto, per avere più forza, per continuare ad esistere.
In questa dialettica della forza, se il principio è della diseguaglianza, per la compensazione degli equilibri, ci saranno sempre persone oppresse per dare potere ad altri, popoli ridotti in miseria per dare ricchezza a pochi, persone senza libertà perché si è delegata la propria responsabilità e felicità.
Riprendersi la propria individualità in uno spazio collettivo sembra un paradosso impossibile da risolvere perché ci hanno insegnato a dividere per catalogare, a contrapporre per essere, a lottare per affermare se stessi.
Come fare?
La mia risposta è venuta con un quadro.
Non riuscendo a spiegarla a parole, ho cercato di sentirla e visualizzarla.
Sono partita da me stessa.
Come mi vedo io nel mondo? Nessun autoritratto potrebbe restituirmi il mio essere se la mia vita è intrecciata con la vita degli altri. I miei contorni non sono quelli corporei ma vanno oltre. Non c’è un limite.
Ognuno rimanda il suo sguardo su di me ed io mi conosco attraverso gli altri.
Sono così, come sono per gli altri.
Io sono gli altri.
Acrilico su tela, 80×100 cm
Foto e opere di Daniela Bordoni
Attività consigliata: è nostro interesse avere cura delle relazioni con l’universo che ci circonda…trovate i legami nascosti e provate! E’ una reciprocità che ci arricchisce.